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AMORE MIO, NON PIANGERE. MELANCONIA DEL MANGIARE CONTEMPORANEO.

€15

Dice il vocabolario che ‘melanconia’ sta ad indicare uno stato di abbattimento, di perdita del tono vitale, senso di vuoto, tedio e uggia, forse molto vicino alle patologie depressive, oggi così in voga. Può essere: però, per chi vorrà leggere le pagine del libro, l’importante è sapere che questo non è il mio stato: è invece lo stato del mondo, una contemporaneità finanziaria, spettacolare e immateriale, che tende a dissolvere l’origine di tutte le cose. Nascere a metà degli anni Cinquanta, mi ha permesso di conoscerne due di mondi: prima i contadini, gli operai e i manovali, il saper fare, l’arrangiarsi, le lunghe cotture, la politica e l’essere di parte; e poi tutto quello che è venuto dopo: la semplificazione, l’omogeneizzazione dei sapori e delle competenze, la cucina televisiva, gli edonismi predisposti e replicabili, le socialità artificiali al posto dei circoli e delle piazze. Un assassinio, più o meno, un crimine quotidianamente dimostrato dal rimodellamento della sensibilità ovunque programmato nell’universo mercantile. Che cosa è successo? Forse la grande macchinazione, o un qualunque contagio o un qualunque colpo di stato, chissà, ma ormai l’insalata non sa più di insalata e il pomodoro non sa più di pomodoro. Eppure, si potrebbe provare ancora. Ripartire da qui, dimenticando un poco, rammentando tutto. Si potrebbe provare ancora, con la ragionevolezza della sovversione, la cognizione del gusto e l’emozione della terra: un po’ di sapere, un po’ di saggezza e il più sapore possibile. Come i minatori di Castelnuovo dei Sabbioni, nel quarantasette, ventisei giorni di sciopero per il companatico.  Perché all’inizio è amarezza ed evidenza della perdita, che siano i rocchini di sedano, le leggende collettive o gli odori dei treni dei pendolari. Ma presto si riconoscono le strade percorribili: indizi, frammenti e tenere mollichine che si compongono in antagonismo di umile sapienza, drammatico e liberatorio. E il nemico diventa reale. Appaiono allora l’originale bellezza delle cose, sgangherata ma irriducibile, la visione, l’ebbrezza non molesta, gli occhi aperti e duri come in una guerra, la felicità rotonda delle polpette di lesso avanzato, il pane di ieri che sarà buono domani, le inutili e meravigliose macchie di more là sul confine delle periferie.

Autore: MARCO NOFERI, nato a Montevarchi nel 1955. Quasi laureato in filosofia. Da tanti anni lavora col vino e con l’olio in una piccola cooperativa agricola a Terranuova Bracciolini (Arezzo).

Collana: Storia - Pagine: 192 - Formato: cm. 13,5x21

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