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LA MEDICINA E' BEN POCA COSA? Riflettere sull'arte della cura con l'aiuto del cinema.

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La medicina attuale soffre di due limiti che certamente non son tali da ridurla a “ben poca cosa” - come afferma il dottor Barbarossa nel bel film di Akira Kurosawa di cui egli è protagonista - ma che, tuttavia, ne tarpano il trionfalismo. Il primo riguarda la sua disattenzione per i cosiddetti determinanti extra-sanitari della salute: la carente protezione del lavoro, la scarsa tutela dell’ambiente, il frustrato anelito alla giustizia sociale, la mancata sollecitudine nel salvaguardare quegli aspetti della vita economica e politica che danneggiano la salute. E’ chiaro che lo si può fare, noi medici, soltanto imparando a cooperare, e non necessariamente in maniera egemonica, con i molteplici portatori di altri saperi e di altre competenze. Il secondo riguarda la scarsa capacità della, legata spesso al disinteresse per la, comunicazione con il paziente (e anche, ma è cosa diversa, con quell’ insieme di pazienti reali o potenziali che è la comunità locale, la società, l’opinione pubblica). La comunicazione nasce quando due esseri umani sono entrambi interessati a ciò che l’altro cerca di esprimere. Il resto è chiacchiera ossia saper vendere e vendersi sul mercato. Il cinema può rappresentare per la medicina, in tal senso, un utile strumento di riflessione.

Stefano Beccastrini:  nato a Cavriglia, tosco borgo di minatori anarchici e comunisti, nel 1948 (quando nacque anche la Costituzione della Repubblica, quella fortemente antifascista e perciò in costante pericolo di stolta revisione). Ha fatto il Sessantotto e non se n’è mai pentito, pur tornando spesso a ripensarne criticamente le idee. Oggi, di esso, valorizza il filone antiautoritario e ne rifiuta il mito della violenza. Le domande politiche che attualmente si pone sono, peraltro, se il comunismo debba fatalmente tradursi in totalitarismo e se sia possibile costruire una inedita coniugazione tra socialismo e liberalismo. Si è laureato, a Firenze, in Medicina con una tesi sulla storia del morbo di Hodgkin, quello del film Caro Diario di Nanni Moretti. Si è specializzato, a Pisa, in Medicina del Lavoro. Si è nuovamente laureato in Pedagogia a Firenze con una tesi sull’educazione nel cinema di Francois Truffaut. Il suo impegno professionale è culminato nella direzione del servizio CEDIF (Comunicazione, Educazione, Documentazione, Informazione, Formazione) di ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana). 

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