ALLE RADICI DELL'ODIO CONTRO GLI EBREI

La questione arabo-israeliana, in seguito alla guerra di nuovo scoppiata fra palestinesi ed israeliani in questi giorni, si pone al centro dell'attenzione mondiale, e al di là degli schieramenti di parte, ci porta a riflettere su numerose questioni: su come innanzitutto si possa finalmente trovare una via per la pace in Medio Oriente, nonchè sulle ragioni e le motivazioni, che sono alla radice di questo  conflitto, che pare essere  eterno, ma anche sugli scenari attuali che hanno contribuito a scatenare questa ultima ondata di violenze e che, come spesso è accaduto, travalicano i confini dello Stato di Israele e riguardano le politiche internazionali dei molti attori in gioco, sia vecchi che nuovi.

Quello che però appare anche interessante osservare, anche soltanto da uno sguardo superficiale di quello che viene maggiormente riportato dalla gente nei social proprio in questi giorni, è una cocente e diffusa avversione verso Israele che si contrappone ad un sostegno altrettanto diffuso alla causa palestinese e tutto questo a prescindere da un reale approfondimento di quanto effettivamente presente sul campo. Fra i numerosi interventi autorevoli sull'argomento ci è parso evidenziare quello di Valentino Baldacci, ex cattedratico della Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" di Firenze e Presidente dell'Associazione Italia-Israele di Firenze, che nel suo volume "Ditemi, perchè tanto odio contro Israele", tenta di dare una spiegazione sulle radici e le motivazioni che, sia a sinistra che a destra, hanno portato ad un tale diffuso sentimento di avversione verso Israele, nonchè molti altri interessantissimi approfondimenti sulle diverse questioni che riguardano la disputa fra lo Stato di Israele e si potrebbe, senza forse non esagerare troppo, il "resto del Mondo".

Tratto da questo interessantissimo volume, che raccoglie gli articoli pubblicati da Baldacci nel corso del 2020 su "Pagine Ebraiche 24" e su "La Voce Repubblicana", vogliamo riportare qui di seguito proprio l'articolo che dà il titolo al libro, articolo che era già apparso invece sulla rivista "Il Riformista" del 12 dicembre 2020.

Israele ha, in Italia e nel mondo, molti buoni amici le cui ragioni sono basate sulla conoscenza della realtà, in particolare della realtà del conflitto arabo-israeliano. Ma non ci si può nascondere che è diffuso, in Italia e nel mondo, un atteggiamento di ostilità verso lo Stato ebraico, che assume spesso la forma di un vero e proprio odio. E' un odio difficile da contrastare perchè basato in larga pare su elementi irrazionali che non hanno a che fare con la causa apparente di questo atteggiamento, di solito individuata con la posizione dello Stato ebraico nel conflitto con i palestinesi. Ma anche le posizioni apparentemente irrazionali hanno le loro radici. Individuare queste radici significa fare un grosso passo in avanti per combattere l'ostilità contro Israele. Per quanto riguarda l'Italia, è relativamente agevole individuare queste radici sia a sinistra come a destra. A sinistra, con la svolta politica del 1992-94, le forze politiche e culturali di indirizzo laico e democratico sono state spazzate via e oggi ne restano solo il ricordo e la presenza in gruppi relativamente ristretti. Lo spazio politico-culturale a sinistra è stato occupato pressochè interamente dagli eredi della cultura del PCI e della sinistra cattolica, che avevano costantemente mantenuto, a partire dagli anni '50, una posizione di ostilità verso lo Stato ebraico. Tali posizioni non si identificano meccanicamente con quelle di un partito, in particolare il PD. Si tratta in realtà di un'area molto più vasta, che si può definire di sinistra diffusa, che trova, per esempio, nell'Arci e nell'Anpi le sue punte di diamante, e la cui presenza è significativa nella stampa, nelle televisioni, nelle università, nella scuola, in latre forme di aggregazione anche informali, in particolari giovanili, nelle quali l'ostilità verso Israele è un dato di fatto non suscettibile di essere messo in discussione. E' quindi d un'ostilità di tipo ideologico e l'ideologia è difficile da sradicare, se si riflette sul fatto che per decenni decine di milioni di persone hanno creduto, in buona fede, che l'Unione Sovietica e gli altri Paesi socialisti fossero il regno del benessere e della giustizia e solo vicende traumatiche come quelle che si sono verificate tra il 1989 e il 1991 hanno potuto, e forse soli in parte, scardinare certezze consolidate.

Ma anche a destra ci sono certezze ideologiche difficili da superare. Qui continuiamo a giocare un forte ruolo - nonostante i mutamenti intervenuti nelle posizioni ufficiali dei partiti rappresentativi di questa area -  i tradizionali pregiudizi antisemiti che, se apparentemente sono esibiti solo da gruppuscoli di estrema destra, continuano in realtà ad agire in profondità in una parte cospicua dell'opinione pubblica di destra e non solo, sotto forma di sotterranea accettazione di complottismi e di negazionismi di varia natura. Accanto a questi pregiudizi antisemiti, questa parte dell'opinione pubblica continua a essere influenzata dalle tradizionali posizioni della Chiesa cattolica. Il Concilio Vaticano II con la dichiarazione "Nostra Aetate" ha avuto un'influenza sul piano religioso ma non su quello politico-culturale. La Chiesa ha assunto una posizione simile a quella che si ritrova nell'art. 20 della Carta dell'OLP: gli ebrei costituiscono una religione, non un popolo, e quindi non hanno diritto ad avere uno Stato. Non ha caso la Santa Sede ha riconosciuto diplomaticamente lo Stato d'Israele solo nel 1994, dopo che con gli accordi di Oslo sembrava aprirsi una nuova fase e una posizione intransigente appariva insostenibile. Ma da llora e fino ad oggi sull'"Osservatore Romano" e sull'"Avvenire", organo dei vescovi italiani, non viene quasi mai usata l'espressione "Stato d'Israele" e si parla invece di "Terrasanta", per esprimere una perdurante riserva sulla liceità stessa dell'esistenza dello Stato ebraico.

Se in Italia le radici politico-culturali dell'ostilità contro Israele sono abbastanza chiare, esse possono essere individuate anche a livello europeo. Alcune delle cause presenti in Italia sono le stesse che agiscono negli altri Paesi dell'Europa occidentale. Anche se la sinistra come rappresentanza politica si è indebolita, tuttavia il suo sistema ideologico continua ad avere una forte presa per lo meno in alcuni Paesi, come la Spagna e la Francia. I pregiudizi antisemiti che sono presenti nella cultura di destra continuano ad agire in tutta Europa e anche l'influenza delle Chiese non può essere trascurata. Ma a livello europeo - anzi mondiale - va soprattutto tenuto conto dell'affermarsi della cultura del "politicamente corretto" che ha in larga misura sostituito quella che era la vecchia egemonia culturale del marxismo. Il "politicamente corretto" agisce quasi spontaneamente in senso antiisraeliano dando vita a una forma di antirazzismo antisemita, che sembrerebbe una contraddizione in termini e che è invece una realtà ampiamente diffusa. Se queste sono le radici dell'ostilità contro Israele, appare difficile combattere con efficacia convinzioni così capillarmente  diffuse. E tuttavia, come è stato in passato nei casi del nazismo e del comunismo, non si deve mai disperare nelle risorse della ragione e della conoscenza. E' una battaglia dura ma che non può essere abbandonata. Non ci si deve mai stancare di far conoscere la realtà del conflitto arabo-israeliano, il costante rifiuto palestinese di giungere a una pace di compromesso, che consenta la realizzazione dell'obiettivo due popoli - due Stati.

Il recente accordo di Abramo ha aperto prospettive che modificano profondamente un quadro che sembrava immutabile. Può sembrare un eccesso di enfasi retorica e tuttavia credo che si possa dire che l'accordo di Abramo può rappresentare per il Medio Oriente quello che per l'Europa rappresentò il crollo del muro di Berlino. Ci vorrà tempo, naturalmente, perchè tutte le conseguenze dell'accordo si facciano sentire e soprattutto sta agli amici di Israele farne comprendere appieno il significato. Ma la strada è stata aperta e appare possibile percorrerla fino a risultati che fio a ieri sembravano impossibili.

Valentino Baldacci

 

Leave a comment

All comments are moderated before being published